Foto Intestazione di Alberto Gianfranco Baccelli

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Non insegnate ai bambini, ma coltivate voi stessi il cuore e la mente, stategli sempre vicini, date fiducia all'amore, il resto è niente - Giorgio Gaber

sabato 10 settembre 2011

3. PERCHE' INSEGNARE - Franco Venturella


"Spesso gli amici mi chiedono come faccio a fare scuola e come faccio ad averla piena.
Insistono perché io scriva per loro un metodo, precisi i programmi, le materie, la tecnica didattica.
Sbagliano domanda, non dovrebbero preoccuparsi di come bisogna fare,
ma solo di come bisogna essere per poter fare scuola"

Lorenzo Milani, Esperienze Pastorali, LEF, Firenze 1957, p. 234
         
Più che di strumenti, di metodi, di contenuti, la scuola ha bisogno oggi di ritrovare il significato della propria funzione, di riscoprire il senso di un compito educativo e didattico, che una volta erano già assegnati e riconosciuti e che oggi stentano ad essere colti dalla società e, a volte, dagli stessi docenti e operatori della scuola.
La perdita di senso produce caduta della motivazione: senza passione per il sapere, senza partecipazione emotiva, non è possibile una comunicazione efficace. L’alunno apprende più volentieri se il docente sa stabilire una relazione interpersonale viva e motivante, perché il sapere passa attraverso la capacità del docente di far comprendere che quelle competenze che intende promuovere hanno un senso nella formazione della persona, anche se apparentemente possano sembrare non direttamente funzionali e utili alla vita di ogni giorno.
La scuola ha bisogno di un grande respiro culturale, di un supplemento d’anima.
Sono convinto che noi potremo recuperare gli studenti all’apprendimento se sapremo offrire ragioni valide per cui valga la pena impegnarsi, restituendo un senso alla fatica di ogni giorno: nessuno di noi è disponibile a fare uno sforzo immotivato. Per la mia generazione bastava appellarsi al senso del dovere, alla responsabilità, all’idea che la fatica e lo sforzo avevano un valore educativo intrinseco. Oggi questo non basta: le nuove generazioni, abituate dalla società degli adulti ad impegnarsi a condizione che vi sia un’utilità immediata e un vantaggio personale, stentano a trovare per tutte le discipline la motivazione ad operare, perché non sempre riescono a comprenderne il significato. Abbiamo bisogno di far percepire loro la bellezza della conoscenza, il gusto della ricerca, la gioia della scoperta, il valore della gratuità, l’utilità di una astrazione e di un ragionamento.
Ecco, mentre li conduciamo lungo i percorsi della grammatica, della sintassi, dell’algebra e della geometria, dovremmo far loro provare “la nostalgia del mare infinito” e di un grande sogno, la vertigine di un’intuizione non preconfezionata ma cercata e sperimentata, il senso della strada da percorrere per scoprire orizzonti di verità, di bontà, di giustizia, di nuova umanità. Nessuna strategia organizzativa e didattica, seppure innovativa, può risultare efficace, se non inserita in un contesto di significato. E prima di tutto è il docente chiamato a rendere visibile quella passione per la materia che insegna e che forse ha determinato, all’inizio, la sua stessa scelta di vita: e se c’è una vera passione, la comunicazione del sapere diventa più facile e immediata e incrocia le vie del cuore prima che quelle della mente.
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