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Non insegnate ai bambini, ma coltivate voi stessi il cuore e la mente, stategli sempre vicini, date fiducia all'amore, il resto è niente - Giorgio Gaber

martedì 19 maggio 2015

IMPARARE: DESIDERIO OPPURE OBBLIGO? – Massimo Recalcati


La Scuola in quanto Scuola dell’obbligo – frutto di una Legge solo severa – uccide fatalmente l’istanza del desiderio. La psicoanalisi stessa mostra nella sua clinica come l’insistenza imperativa della domanda che viene dall’Altro («Studia!», «studia!») generi solo resistenza, rifiuto, opposizione, anoressia mentale.
Affinché possa esistere il desiderio è necessario uno spazio che separi il soggetto dalla domanda dell’Altro. Quando questo spazio manca, il soggetto può reagire difendendo il proprio desiderio minacciato dall’invasività dell’Altro, come accade, per esempio, nell’anoressia. Se l’Altro insiste a offrirmi solo la sua «pappa asfissiante» («Mangia!», «mangia!»), mi rifiuto di mangiarla affinché egli riconosca che non sono solo un tubo digerente ma un soggetto del desiderio.
Lo stesso ragionamento vale anche per molti problemi dell’apprendimento. Come si può, infatti, obbligare al desiderio? Non è una contraddizione in termini? Il desiderio non rigetta forse ogni senso dell’obbligo, non ne è forse l’acerrimo antagonista?
È questo il paradosso della Scuola – il carattere decisivo della sua funzione – che si situa proprio in questo delicatissimo punto di snodo: Come si può fare sorgere il desiderio – il desiderio di sapere – quando l’apprendimento del sapere deve essere obbligatorio? Come non rendere l’obbligatorietà un parassita mortale del sapere? Come, in ultima istanza, intrecciare il desiderio alla Legge?
Massimo Recalcati, L’ora di lezione, Einaudi, Torino 2014.


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