Anziché dirti di
Berenice, città ingiusta, che incorona con triglifi abachi metope gli
ingranaggi dei suoi macchinari tritacarne (gli addetti al servizio di
lucidatura quando alzano il mento sopra le balaustre e contemplano gli atri, le
scalee, i pronai si sentono ancora più prigionieri e bassi di statura), dovrei
parlarti della Berenice nascosta, la città dei giusti, armeggianti con
materiali di fortuna nell'ombra di retrobotteghe e sottoscale, allacciando una
rete di fili e tubi e carrucole e stantuffi e contrappesi che s'infiltra come
una pianta rampicante tra le grandi ruote dentate (quando queste
s'incepperanno, un ticchettio sommesso avvertirà che un nuovo esatto meccanismo
governa la città); anziché rappresentarti le vasche profumate delle terme sdraiati
sul cui bordo gli ingiusti di Berenice intessono con rotonda eloquenza i loro
intrighi e osservano con occhio proprietario le rotonde carni delle odalische
che si bagnano, dovrei dirti di come i giusti, sempre guardinghi per sottrarsi
alle spiate dei sicofanti e alle retate dei giannizzeri, si riconoscano dal
modo di parlare, specialmente dalla pronuncia delle virgole e delle parentesi;
dai costumi che serbano austeri e innocenti eludendo gli stati d'animo
complicati e ombrosi; dalla cucina sobria ma saporita, che rievoca un'antica
età dell'oro: minestrone di riso e sedano, fave bollite, fiori di zucchino
fritti.
Da questi dati è
possibile dedurre un'immagine della Berenice futura, che ti avvicinerà alla
conoscenza del vero più d'ogni notizia sulla città quale oggi si mostra. Sempre
che tu tenga conto di ciò che sto per dirti: nel seme della città dei giusti
sta nascosta a sua volta una semenza maligna; la certezza e l'orgoglio d'essere
nel giusto - e d'esserlo più di tanti altri che si dicono giusti più del giusto
- fermentano in rancori rivalità ripicchi, e il naturale desiderio di rivalsa
sugli ingiusti si tinge della smania d'essere al loro posto a far lo stesso di
loro. Un'altra città ingiusta, pur sempre diversa dalla prima, sta dunque
scavando il suo spazio dentro il doppio involucro delle Berenici ingiusta e
giusta.
Detto questo, se non
voglio che il tuo sguardo colga un'immagine deformata, devo attrarre la tua
attenzione su una qualità intrinseca di questa città ingiusta che germoglia in
segreto nella segreta città giusta: ed è il possibile risveglio - come un
concitato aprirsi di finestre - d'un latente amore per il giusto, non ancora
sottoposto a regole, capace di ricomporre una città più giusta ancora di quanto
non fosse prima di diventare recipiente dell'ingiustizia. Ma se si scruta
ancora nell'interno di questo nuovo germe del giusto vi si scopre una
macchiolina che si dilata come la crescente inclinazione a imporre ciò che è
giusto attraverso ciò che è ingiusto, e forse è il germe d'un'immensa
metropoli...
Dal mio discorso
avrai tratto la conclusione che la vera Berenice è una successione nel tempo di
città diverse, alternativamente giuste e ingiuste. Ma la cosa di cui volevo
avvertirti è un'altra: che tutte le Berenici future sono già presenti in questo
istante, avvolte l'una dentro l'altra, strette pigiate indistricabili.
Italo Calvino, Le città invisibili, p. 166-167