L'angelo sfiorò la
spalla del vecchio e tutti e due furono proiettati in un futuro lontano.
Comparve intorno a loro un luogo immenso, gremito di migliaia di persone, che
parlavano una strana lingua.
Il vecchio pianse di
gioia. “Sapevo che i versi di mio figlio poeta erano belli e immortali,” disse rivolto
all'angelo, fra le lacrime. “Vorrei che mi dicessi quale delle sue poesie
queste persone stanno recitando.”
L'angelo, allora, si
avvicinò al vecchio con affetto: si sedettero entrambi su una delle panchine
che si trovavano in quel luogo immenso. “I versi del tuo figliolo poeta sono
stati molto popolari a Roma,” disse l'angelo. “Piacevano a tutti, e tutti si
divertivano. Ma quando il regno di Tiberio ebbe fine, anche i suoi versi furono
dimenticati. Queste parole sono quelle del tuo figliolo che è entrato
nell'esercito.”
Il vecchio guardò
l'angelo con sorpresa.
“Tuo figlio è andato
militare in un luogo distante ed è divenuto centurione. Era anche un uomo
giusto e buono. Un pomeriggio, uno dei suoi servi cadde ammalato e stava per
morire. Tuo figlio, allora, avendo sentito parlare di un Maestro che guariva
gli ammalati, camminò per giorni e giorni in cerca di quell’uomo. Strada
facendo, scoprì che l'uomo di cui andava in cerca era il Figlio di Dio.
Incontrò altre persone che erano state guarite da lui, apprese i suoi
insegnamenti e, pur essendo un centurione romano, si convertì alla sua fede.
Finché, una mattina, giunse al cospetto del Maestro. Gli raccontò del servo
ammalato. E il Maestro si offrì di riaccompagnarlo fino a casa. Ma il
centurione era un uomo di fede e, guardandolo nel profondo degli occhi, capì di
trovarsi al cospetto del Figlio di Dio, quando tutti intorno a loro si
alzarono. ”
“Queste sono le
parole di tuo figlio,” disse l'angelo al vecchio. “Sono le parole che pronunciò
davanti al Maestro in quel momento e che non furono mai più dimenticate: Signore, io non sono degno che entri nella
mia casa, ma di' soltanto una parola e il mio servo sarà salvo.”
Paulo Coelho,
L’alchimista, 1988, ed. it. Bompiani,
Milano 1995, P. 173-174.