Nell'antica Roma,
all'epoca dell'imperatore Tiberio, viveva un uomo di grande bontà, che aveva
due figli: uno era militare e, dopo essere entrato nell'esercito, era stato
inviato nelle regioni più lontane dell'Impero. L'altro figlio era poeta e
incantava tutta Roma con i suoi versi magnifici.
Una notte, il vecchio
fece un sogno. Gli apparve un angelo, annunciandogli che le parole di uno dei
suoi figli sarebbero state conosciute e ripetute nel mondo intero, per tutte le
generazioni a venire. Quella notte, il vecchio si svegliò pieno di gratitudine,
piangendo perché la vita era generosa e gli aveva rivelato una cosa che ogni
padre sarebbe stato orgoglioso di conoscere.
Poco tempo dopo, il
vecchio morì nel tentativo di salvare un bambino che stava per essere schiacciato
dalle ruote di un carro. Poiché si era comportato in maniera corretta e giusta
per tutta la vita, salì direttamente in cielo, dove incontrò l'angelo che gli
era apparso in sogno.
“Sei stato un uomo
buono,” gli disse l'angelo. “Hai vissuto la tua vita con amore e sei morto con
dignità. Adesso posso realizzare qualunque desiderio tu abbia.”
“Anche la vita è
stata buona con me,” rispose il vecchio. “Quando mi sei apparso in sogno, ho
avvertito che tutti i miei sforzi erano giustificati. Perché i versi di mio
figlio rimarranno fra gli uomini per i secoli futuri. Non ho nulla da chiedere
per me: ogni padre, tuttavia, sarebbe orgoglioso di vedere la fama di qualcuno
di cui si è preso cura quando quello era bambino, e che ha educato da giovane.
Mi piacerebbe conoscere, nel lontano futuro, le parole di mio figlio.”
Paulo Coelho,
L’alchimista, 1988, ed. it. Bompiani,
Milano 1995, P. 172-173.
continua
domani…