Difficile diventare
maestri di vita in un'epoca in cui si diventa insegnanti a tutti gli effetti a
quarant'anni o più, quindi per cercare questa categoria bisogna andare indietro
ai tempi in cui a meno di vent'anni venivi catapultato in una scuola in grande
evoluzione, sia nei numeri che nei metodi, cioè agli anni settanta.
Quindi mi viene alla
mente una mitica maestra, amata da chi ne comprendeva i metodi, detestata da
chi anelava alla "grammatica" e alla ripetitività. Maestra di
generazioni, innovatrice sino all'ultimo suo giorno di scuola, autrice di testi
di didattica, ma modesta con i colleghi che tuttavia ne temevano il confronto.
Disponibile con i genitori, ma mai prona a ogni loro fantasiosa richiesta.
Mi viene in mente poi
quell'insegnante di musica, che ha fatto prima conoscere e poi amare la musica
a generazioni di studenti, fornendo loro anche qualcosa in più: la capacità di
essere leali e l'amore per la vita nonostante le difficoltà.
Chi li conosce non
farà fatica a individuarli, altri li identificheranno in altre persone, diverse
da quelle che ho in mente io, ma questo sarà un ulteriore segno che nella
scuola, in generale, operano persone di grande qualità, mimetizzate nel grande
esercito di persone serie, che portano avanti dignitosamente il lavoro di ogni
giorno.
Al loro fianco,
purtroppo, anche quelli, piccola minoranza, che con la loro sola presenza
danneggiano gli alunni, le famiglie e i colleghi stessi che fanno fino in fondo
tutto quello che possono fare.
Tutto bene quindi
nella scuola? Per niente, perché se guardiamo ai veri "maestri di
vita" sembra che si faccia di tutto per zittirli o isolarli, se guardiamo
alla grande massa degli ottimi e instancabili lavoratori, sembra che si faccia
di tutto per impoverirli sia materialmente che nella considerazione sociale, se
guardiamo all'ultima categoria, quella degli inadatti e dei fannulloni, non
esiste nessuno strumento serio, in mano ai dirigenti, ai colleghi e ai
genitori, in grado di allontanarli o di attenuarne gli effetti deleteri.
Si apre quindi un
grande scommessa per la scuola futura: sin qui, da destra e da sinistra, si
sono solo operati tagli lineari, adesso si parla di rilancio, ma la partenza è sicuramente
sbagliata.
Propagandi (adesso do
del tu al presidente, se non lo avete capito) le 36 ore settimanali per gente
che nella maggior parte dei casi ne fa anche di più, ma in modo sommerso; bene
facciamole emergere, ma dove si trovano i locali, le attrezzature, i fondi? E
poi diciamolo pure senza ipocrisie: quante insegnanti madri baratterebbero il
loro unico privilegio (quello di poter lavorare a casa, anche nottetempo) con
un orario d'ufficio? Quanti doppiolavoristi uomini e donne accetterebbero un
piccolo simbolico aumento di stipendio, lasciando palestre e studi
professionali ben più remunerativi?
E' vero che siamo
nell'era dei grandi proclami, ma questo, caro presidente, si scontrerà con la
realtà, prima ancora di quelli contro le politiche della Merckel.
Paolo Menallo,
già dirigente scolastico