«Ho deciso che vengo
anch'io nel West,» annunciò Casy. «E' mio dovere. Chi sa se posso venire con
voialtri, brava gente.» E ammutolì, imbarazzato dall'indiscrezione della
propria domanda.
La mamma guardò Tom
augurandosi che rispondesse lui, ma quando vide ch'egli non intendeva valersi
di questo privilegio che gli spettava, perché uomo, parlò lei: «Ci onorate. Non posso decidere io, si sa.
Gli uomini si consultano stasera, ha detto il babbo, per i preparativi della
partenza. Saran tutti qua: lui, il nonno, John, Noè, Tom, Al e Connie. Ma, se
abbiam posto, siamo felici di prendervi con noi.»
Il predicatore
sospirò. «Vengo ad ogni modo. La situazione è grave. Son stato in giro a
vedere, e ho visto le case abbandonate, i poderi abbandonati, tutto il paese è
un deserto. Non posso restare. Sento il dovere e il bisogno di andare dove va
il popolo. Lavorerò la terra, e forse troverò pace.»
«E predicare, più
niente?» domandò Tom.
«Predicare no.»
«E battezzare?» domandò
la mamma.
«Nemmeno. Vado a
lavorare la terra, ho bisogno di sentirmi prossimo ai miei simili. Non voglio
insegnare niente, voglio imparare da loro; ascoltare cosa dicono, ascoltarli
quando cantano e quando imprecano e quando fanno all'amore, e sentire la poesia
di quel che fanno, e far come loro. Perché tutto quel che fanno, e che prima
non capivo, tutto quel che fanno è santo.»
«Amen,» disse la
mamma.
John Steinbeck,
Furore, Bompiani, Milano 1940, p. 53
Titolo originale: The grapes of wrath, Copyright 1939 John
Steinbeck