A Melania, ogni volta che si entra nella
piazza, ci si trova in mezzo a un dialogo: il soldato millantatore e il
parassita uscendo da una porta s’incontrano col giovane scialacquatore e la
meretrice; oppure il padre avaro dalla soglia fa le ultime raccomandazioni alla
figlia amorosa ed è interrotto dal servo sciocco che va a portare un biglietto
alla mezzana. Si ritorna a Melania dopo anni e si ritrova lo stesso dialogo che
continua; nel frattempo sono morti il parassita, la mezzana, il padre avaro; ma
il soldato millantatore, la figlia amorosa, il servo sciocco hanno preso il
loro posto, sostituiti alla loro volta dall’ipocrita, dalla confidente, dall’astrologo.
La popolazione di Melania si rinnova: i
dialoganti muoiono a uno a uno e intanto nascono quelli che prenderanno posto a
loro volta nel dialogo, chi in una parte chi nell’altra. Quando qualcuno cambia
di parte o abbandona la piazza per sempre o vi fa il suo primo ingresso, si
producono cambiamenti a catena, finché tutte le parti non sono distribuite di
nuovo; ma intanto al vecchio irato continua a rispondere la servetta spiritosa,
l’usuraio non smette d’inseguire il giovane diseredato, la nutrice di consolare
la figliastra, anche se nessuno di loro conserva gli occhi e la voce che aveva
nella scena precedente.
Capita alle volte che un solo dialogante
sostenga nello stesso tempo due o più parti: tiranno, benefattore, messaggero;
o che una parte sia sdoppiata, moltiplicata, attribuita a cento, a mille
abitanti di Melania: tremila per l’ipocrita, trentamila per lo scroccone,
centomila figli di re caduti in bassa fortuna che attendono il riconoscimento.
Col passare del tempo anche le parti non
sono più esattamente le stesse di prima; certamente l’azione che esse mandano
avanti attraverso intrighi e colpi di scena porta verso un qualche scioglimento
finale, cui continua ad avvicinarsi anche quando la matassa pare ingarbugliarsi
di più e gli ostacoli aumentare. Chi s’affaccia alla piazza in momenti
successivi sente che d’atto in atto il dialogo cambia, anche se le vite degli
abitanti di Melania sono troppo brevi per accorgersene.
Italo Calvino, Le città invisibili, p. 86-87