Credimi,
la vera gioia è austera. I metalli vili si trovano in superficie: i più
preziosi sono nascosti, invece, nelle viscere della terra, e procurano un
compenso maggiore a chi ha la costanza di scavare. Quei beni di cui si compiace
la massa dànno un piacere inconsistente e superficiale: ogni gioia che viene
dall'esterno manca di fondamenta: questa, di cui ti parlo e alla quale cerco di
condurti, è reale e si spiega più intensamente nell'intimo.
Ti
prego, carissimo, fa' la sola cosa che può renderti felice: distruggi e
calpesta questi beni, splendidi solo esteriormente, che uno ti promette o che
speri da un altro; aspira al vero bene e godi del tuo.
Ma
che cosa è "il tuo"?
Te
stesso e la parte migliore di te. Anche il corpo, povera cosa, benché non se ne
possa fare a meno, stimalo necessario più che importante; ci procura piaceri
vani, di breve durata, di cui necessariamente ci pentiamo e che, se non li
frena una grande moderazione, hanno un esito opposto.
Questo
dico: il piacere sta sul filo, e si muta in dolore se non ha misura; ma è
difficile tenere una giusta misura in quello che si crede un bene: solo il
desiderio, anche intenso, del vero bene è senza pericoli.
Lucio Anneo
Seneca (4 a.C. – 65), Lettere a Lucilio