Gli uomini d'affari cui, prima delle riunioni, faccio visitare la collezione, rivolgono a questi apparecchi bizzarri occhiate di curiosità superficiale. Non sanno che ho costruito un impero finanziario sullo stesso principio dei caleidoscopi e delle macchine catoptriche, moltiplicando come in un gioco di specchi società senza capitali, ingigantendo crediti, facendo scomparire passivi disastrosi negli angoli morti di prospettive illusorie. Il mio segreto, il segreto delle mie ininterrotte vittorie finanziarie in un'epoca che ha visto tante crisi e crolli in borsa e bancarotte, è stato sempre questo: che non pensavo mai direttamente al denaro, agli affari, ai profitti, ma solo agli angoli di rifrazione che si stabiliscono tra lucide lastre diversamente inclinate. È la mia immagine che voglio moltiplicare, ma non per narcisismo o megalomania come si potrebbe facilmente credere: al contrario, per nascondere, in mezzo a tanti fantasmi illusori di me stesso, il vero io che li fa muovere. Per questo, se non temessi d'essere frainteso, non avrei nulla in contrario a ricostruire a casa mia la stanza interamente foderata di specchi secondo il progetto di Kircher, dentro la quale mi vedrei camminare sul soffitto a testa in giù e volare verso l'alto dalle profondità del pavimento. Queste pagine che sto scrivendo dovrebbero anch'esse comunicare una fredda luminosità da galleria di specchi, dove un numero limitato di figure si rifrange e si capovolge e si moltiplica. Se la mia figura parte in tutte le direzioni e si sdoppia su tutti gli spigoli è per scoraggiare quelli che vogliono inseguirmi. Sono un uomo con molti nemici a cui devo continuamente sfuggire. Se credono di raggiungermi colpiranno soltanto una superficie di vetro su cui appare e si dilegua un riflesso tra i tanti della mia ubiqua presenza. Sono anche un uomo che perseguita i suoi numerosi nemici incombendo su di loro e avanzando a falangi inesorabili e tagliando loro la strada da qualsiasi parte si voltino. In un mondo catoptrico anche i nemici possono credere che mi stanno accerchiando da ogni lato, ma io solo conosco la disposizione degli specchi, e posso rendermi inafferrabile, mentre loro finiscono per urtarsi e abbrancarsi a vicenda.
Italo Calvino, Se una notte d’inverno un viaggiatore, 1979