Viveva in una città –
non sappiamo in quale – un falegname. Un giorno si recò da lui un giovane
padre, al quale era appena nato un bambino, e gli chiese di fargli una culla.
Il falegname disse di tornare a prenderla di lì a una settimana. Ma quando il
giovane padre ritornò, la culla non era finita. Settimana dopo settimana, l’uomo
continuava a ritornare dal falegname. Ma la culla non era mai pronta.
Il bambino crebbe,
senza la culla, è diventò uomo. A sua volta si sposò, ed ebbe un figlio. Si
ricordò della sua culla mai finita, e tornò dallo stesso falegname da cui era
andato suo padre, rammentandogli che gli doveva una culla: “Ecco, ora sono io
ad avere un bambino piccolo. Hai l’opportunità di finire il tuo lavoro e di
tener fede a un impegno”. “Vattene di qui! – gli rispose il falegname – Mi rifiuto
di essere costretto a lavorare di furia solo perché tu e la tua famiglia siete
impazienti di avere ciò che vi serve!”.
Gabriella
Caramore,
Pazienza, Il Mulino, Bologna 2014, p.
39-40.