“Tutti i numeri
primi sono dispari, ma non tutti i numeri dispari sono primi!”, acclamavano a
gran voce le due prof di matematica mentre correggevano - non senza qualche
sana controversia - le prove Invalsi dell’esame di terza media.
Al sentirle, mi è
venuto in mente il famoso sillogismo di Socrate e mi sono perso nelle analogie
con il nostro lavoro. Come funziona? Vediamo. “Tutti gli insegnanti sono bravi,
Teresina è un’insegnante, dunque è brava”. Mmmmm… No, così non va, e non
funziona nemmeno l’inverso, perché non tutti i bravi diventano insegnanti. Ma,
sicuramente ce ne sono tanti di insegnanti bravi. Chissà se esiste una regola
per trovarli, come per i numeri primi.
Provo a cercarla, passando
in rassegna tutti i “numeri primi” che ho incontrato come studente, quelli che
ho avuto come colleghi mentre insegnavo e quelli che incrocio ogni giorno come
dirigente scolastico. Quali sono le caratteristiche degli insegnanti che
rammento con gioia? Hanno qualcosa in comune?
Al momento, non mi
è chiaro. Provo allora a prendere la questione da lontano. Sono le lauree con
110 e lode, i master, i corsi, le specializzazioni o i libri pubblicati che mi
convincono? Se ripenso alla maestra Antonietta, il primo “numero primo” che ho
incontrato nella mia vita scolastica, più mamma che docente, devo certamente
rispondere no. E in prima media, il giovanissimo
Alberto Abati, molto probabilmente ancora supplente, che arrivava in classe
sempre in abito grigio e cravatta, con la sua cartella povera di
carte, ma ricolma di tanta passione. E la professoressa
Cristante di latino, donna minuta di fisico, ma grande di cuore. Questi, che
ricordo ancor oggi dopo tanti anni, sono stati per me dei bravi insegnanti,
anche se non erano dei luminari nella loro disciplina.
Sicuramente però erano
delle belle persone. Spiegare cosa significhi esattamente essere una “bella
persona” non mi è facile, ma sarebbe importante in quanto ci avvicinerebbe alla
scoperta della regola dei “numeri primi” e avremmo un sillogismo che funziona
così: “Tutti i bravi insegnanti sono belle persone, ma non tutte le belle
persone sono insegnanti”. Se riusciamo a individuare le caratteristiche generali
delle belle persone, questi caratteri apparterranno necessariamente anche a
coloro che fanno parte del gruppo dei bravi insegnanti.
Carl Rogers, uno
psicoterapeuta americano vissuto nel secolo scorso, scriveva:
“Quando qualcuno ti ascolta davvero senza
giudicarti, senza cercare di prendersi la responsabilità per te, senza cercare
di plasmarti, ti senti tremendamente bene. Quando sei stato ascoltato e udito,
sei in grado di percepire il tuo mondo in modo nuovo e andare avanti. E’
sorprendente il modo in cui problemi che sembravano insolubili diventano
risolvibili quando qualcuno ti ascolta. Quando si viene ascoltati e intesi,
situazioni confuse che sembravano irrimediabili si trasformano in ruscelli che
scorrono relativamente limpidi”.
Ecco, questo è, più
o meno, ciò che io ho provato, e provo tuttora, di fronte a persone che definisco
“belle”. Sono persone che sanno ascoltare senza giudicare, che sanno mettersi
nei panni degli altri, che sanno vedere le cose dal mio punto di vista e che,
per questo, mi rispettano. Anche gli insegnanti che considero bravi, hanno
tutti questa caratteristica comune: la capacità di ascoltare i propri allievi, mettersi
nei loro panni, vedere le cose dal loro punto di vista. Ecco, cosa scriveva Jacob
Levi Moreno, un importante psicologo di origine rumena:
E quando tu sarai vicino:
io prenderò i tuoi occhi,
e li metterò al posto dei
miei,
e tu prenderai i miei occhi
e li metterai al posto dei
tuoi.
Così io guarderò te con i
tuoi occhi
e tu guarderai me con i miei.
La maestra
Antonietta mi guardava attraverso i miei occhi. E io stavo bene con lei. E
imparavo. Forse è questa la caratteristica di tutti gli insegnanti che hanno
lasciato un segno in me.
Auguro a tutti gli
insegnanti di essere dei “numeri primi” per gli allievi che incontreranno quest’anno
e in tutta la loro carriera.
Francesco Callegari
12 settembre 2016, inizio d’anno
scolastico