Al "progetto Aristotele" portato a
termine da Google dopo cinque anni di lavoro dedica un ampio reportage il New
York Times.
Se tanti sforzi il gigante di Mountain View ha
profuso nel cercare di catturare la chimica del team perfetto è perché, come
rivela una ricerca della Harvard Business Review citata dal quotidiano
americano, «il tempo trascorso da manager e impiegati in attività che prevedono
una collaborazione con i colleghi è cresciuto del 50% negli ultimi vent'anni».
E «ciascun lavoratore, in molte aziende, passa più di tre quarti della sua
giornata comunicando con i colleghi ».
Una squadra efficiente, però, in cui ogni
collega interviene al momento giusto di una riunione, dice solo cose
appropriate, si ferma nel momento in cui sta per andare fuori tema e torna alla
propria scrivania quando l'ultimo punto all'ordine del giorno è stato dipanato,
è ben lungi, secondo il "Progetto Aristotele", dal potersi definire
un team perfetto. Solo quando l'atmosfera di un luogo di lavoro è impregnata di
empatia, riporta il quotidiano americano, nel gruppo di lavoro ideale si crea
quel clima di «sicurezza psicologica» in cui nessuno teme di essere criticato
dagli altri per quello che dice o si affretta a saltare sulle debolezze altrui.
In un'atmosfera così, come per magia, gli
interventi di tutti i colleghi si equilibrano per lunghezza, le aggressioni più
o meno esplicite vengono scoraggiate e le riunioni si riempiono di idee
all'apparenza strampalate, ma che nessuno ha il timore di esporre. E che,
soprattutto in un ambiente rivoluzionario come quello della Silicon Valley,
fanno il successo di un gruppo di uomini e donne chiamati a trascorrere una
sostanziosa fetta di vita insieme per portare al successo la propria azienda.
Elena Dusi,
“la Repubblica”, 29 febbraio 2016