Ogni parola è, di per
sé, tremula e mutevole interpretazione di un mondo. Come pretendere di fissarla
in un significato? Ogni parola è già, di per sé, scelta, commento, esegesi: un
corpo vivo che non si lascia comprendere e costringere per intero. Si può
procedere solo per avvicinamenti, approssimazioni, tentativi. Si deve provare,
certamente, a dar conto del cumulo di significati ammassati l'uno sull'altro
nel corso della storia. Ma alla fine ci si dovrà arrendere di fronte alla
nudità della parola, coglierne la sporgenza sul rumore del tempo presente.
Così, forse, sarà possibile percepirne una modulazione nuova.
Potremo allora
chiederci: che cos'è, oggi, «pazienza»? Siamo ancora capaci di ospitare quella
qualità della durata a cui diamo il nome di «pazienza»? Non sembra esservi
dubbio: viviamo in un'epoca veloce, tanto che anche i secoli diventano «brevi»
per la corsa che instaurano col tempo.
Gabriella
Caramore,
Pazienza, Il Mulino, Bologna 2014, 11-12