Come si racconta il
sentirsi avvolti da un bene nascosto che non dà spettacolo, non si mostra, si
trova a sorpresa dietro l’angolo della solitudine più totale, sa l’arte
insolita di ascoltare anche se non ci sono risposte da dare, perché proprio non
ci sono, non perché non le si sa dire. E si è appagati, quel che basta per non
vivere di tormente e si sente che, anche se non capita a noi ora, si può essere
una cosa sola, e così si scioglie la paura in un fare prudente e anche potente
perché di questo credere insieme ha bisogno chi è nel bisogno e in nessun caso
l’esser scettici li aiuta, ci aiuta, e allora con la schiena dritta in fronte
al cielo si è travolti di gratitudine per chi, qui sulla terra, ci ha amato di
un amore che ci ha voluto oltre ogni ragionevole contare il bene e il male, ci
ha tenuto anche quando era chiaro il nostro errore e inevitabile la sua passione
Ha creduto che una
vita screpolata, arroccata sopra strade come gironi, porta una promessa senza
misura, così grande che riaffiora e riaffiora malgrado il nostro costruir
macerie di cemento e di parole e si può, grazie a questo, dir di sì a tanto,
non a tutto, ma a molto: al fallimento, perché so che può non essere finita,
alla slavina del tempo e anche alla morte, perché sotto, sopra e intorno ho
visto che c’è sempre vita.
Mariapia
Veladiano, Ma come tu
resisti, vita, p. 27.