Per paura la vita
diventa un camminare sghembo. Scarto improvviso per non sfiorare il prossimo
che rimane sconosciuto.
Scappare di sguardi
con la paura al centro e tutto il mondo a confine. Incrociarsi in difesa senza
incontrarsi.
Rinunciare al nuovo.
Quiete che si cerca con affanno, a testa bassa, in un perpetuo e inconsapevole pensare
a tessere fughe, da loro, da noi, da quel che potremmo avere e da quel che
abbiamo.
Forse non perderemo
un amore, perché non ci siamo fermati a viverlo. Forse l'unico incontro che ci
raggiunge, e a cui scegliamo di non dedicarci, ci lascia graffi che fanno poco
male e così scansiamo qualche ferita in questo calcare pesante il mondo. In
fuga.
Serrare il pensiero
senza la leggerezza curiosa degli occhi che vedono. Non sentire lo sciame dei
sentimenti che ci moltiplica nelle vite di tanti. E le vite che ci toccano quel
che basta per sentirle un po' nostre. Meravigliosa umanità comune che la paura ci
rende molesta e stridente.
Per paura si
abbandona la battaglia buona del nostro bene. La relazione che ci fa persone,
viste e riconosciute.
Si rinuncia a capire.
Ci si separa. Si uccide. Ci si uccide.
Per paura si muore di
paura.
Non aver paura ce lo
deve dire un altro.
Insieme è nulla la
paura.
Mariapia
Veladiano, Ma come tu
resisti, vita, p. 25-26