In questo, infatti, i
giovani si ingannano così spesso e così duramente: essi (ed è proprio della loro
natura, il non avere pazienza) si slanciano gli uni verso gli altri, quando
l’amore si impossessa di loro, e si disperdono, ed è così che sono, in
tutta la loro mancanza di struttura, il disordine, la confusione... e cosa può
accadere? La vita, cosa potrà fare di questi ammassi di esperienze
semifrantumate, che essi chiamano il loro stare insieme e che facilmente, se è
possibile, considerano come la loro felicità e il loro futuro?
Così, ciascuno perde
se stesso per amore dell’altro, e perde anche l’altro e poi molti altri, che
avrebbero voluto arrivare. E perde le ampiezze e le possibilità, baratta la
vicinanza e la perdita di cose delicate, piene di promesse, con una perplessità
infeconda, da cui non può ottenere nient’altro; bastano appena un minimo
disgusto, una delusione e una povertà, ed ecco che si cerca salvezza in una
delle tante convenzioni che, come rifugi aperti a chiunque, sono disposte in
gran numero lungo questo sentiero, che è il più rischioso tra tutti.
Nessun ambito
dell’esperienza umana è munito di convenzioni quanto questo: cinture di
salvataggio di ogni genere, scialuppe e salvagenti; la società ha saputo creare
rifugi di ogni tipo, e dal momento che prende la vita amorosa come un
divertimento, deve organizzarla con la facilità di un divertimento, a buon
mercato, senza rischi e facile da ottenere, come sono i pubblici divertimenti.
continua…
Rainer Maria
Rilke,
Lettere a un giovane, Qiqajon,
Magnano 2015.