Eppure il potere
della parola è molto particolare. Perché la parola è affidata alla libertà
degli uomini e delle donne che la pronunciano, e che l’ascoltano. E’ un potere «debole»
in quanto la parola può essere letta, abbandonata, ignorata. Forte perché la
parola può trasformare la vita. E quante ne ha trasformate.
La parola abita le
aule di scuola.
Ecco la scelta di
mettere al centro le parole. Perché possono essere forti senza essere violente,
possono trasformare il mondo, possono ricostituire la fiducia e la giustizia, e
mettono in gioco la volontà, l’intelligenza delle donne e degli uomini.
La terra della vita
buona è un bel giardino di parole coltivate. Ed è un compito, questo, che oggi
è quasi completamente affidato alla scuola. Perché il mondo intorno alla scuola
vive una realtà in cui le parole sono dissipate, rovesciate, ossessivamente associate
al contrario del loro primo lineare significato, piegate al volere e
soprattutto al potere.
E allora resta la
scuola, quando le parole si son perse, la scuola ritrova la strada. Qualcuno ha
detto tempo fa che la scuola è un potere forte. Vero, ma non nel senso inteso
da chi parlava. Potere fortissimo, sì, di dare ai bambini e poi ai cittadini le
parole per dirsi, capirsi, difendersi, capire il sopruso e poi lottare contro l’ingiustizia.
Mariapia
Veladiano, Parole di
scuola, Trento 2014, p. 15-18 passim