Carissimi,
Dio solo sa quanto era forte il
desiderio di trovarmi insieme con voi quest' oggi. Anche solo per sentire il
calore di mani conosciute e il vissuto di volti lontani nello spazio ma vicini
nel cuore.
Ma il drago con cui il mio corpo e il
mio spirito stanno lottando me lo ha impedito. Ma - vi assicuro - non gliela
darò vinta, l'ultima parola sarà la vita.
Anche voi discuterete in questo
convegno del drago; del drago criminale, violento che ammorba il tessuto del
nostro povero Sud. Un drago nato dentro il suo corpo e che solo il suo corpo
riuscirà a vincere. Avrei voluto essere tra voi per dirvi due sole parole:
coraggio e sperate.
Con Gioacchino da Fiore siamo
consapevoli che l'età degli schiavi è finita, sta crollando, cade a pezzi.
La stagione degli uomini liberi è già
cominciata e solo il coraggio potrà renderla duratura.
Il riscatto coraggioso della dignità
degli uomini è già l'inizio dell'esodo, della rottura dei legami con tutti: faraoni visibili e invisibili
che incatenavano le ricchezze umane della nostra terra.
Ma non basta. Perché l'età degli
uomini liberi non sia un evento fugace, perché la nonviolenza non sia un evento
eccezionale, occorre organizzare la speranza per entrare nell'età degli amici.
Convivialità delle differenze,
solidarietà, giustizia vorremmo che fossero i cardini di una nuova costituzione
reale, di una nuova progettualità politica che restituisca al Sud il ruolo
centrale di protagonista della speranza.
Il mio augurio è che dopo questo
convegno divenga a tutti più chiaro - a trent' anni dall' enciclica formidabile
di Papa Giovanni XXIII - che «costruire la pace in terra» è possibile. E nessun
drago la può fermare.
+ don TONINO, Vescovo
Messaggio inviato il 20 marzo 1993 ai partecipanti al convegno «Mafie e Nonviolenza» tenutosi a Castellammare di Stabia.