L’aula è un luogo di
necessaria convivenza delle emozioni. Tutte entrano a scuola. Quelle proprie,
quelle improprie e anche quelle sconvenienti. Capita che si sia contenti di
aver ben capito o bene insegnato o bene interagito. Oppure si ha paura, di non
riuscire, a spiegare o fare, o si desidera scappare, perché altri pensieri
arrivano in sciame e la scuola non ci sta, proprio non ci sta. Né dentro la testa
della bambina, né dentro quella del maestro. Capita che si arrivi disperati,
perché il mondo fuori ci ha cacciati o minacciati, e allora si devono afferrare
le parole a una a una, e i nomi scappano, quelli degli studenti come quelli dei
re merovingi.
E non si può fare
altro che stare lì e tutto sentire.
Mariapia
Veladiano, Parole di
scuola, Trento 2014, p. 58