C’è un’impronta
sempre. È il prezzo del corpo. Si mangia e si lasciano ossa sul piatto. Si
cammina e la terra se ne ricorda. Se si corre, addirittura trema la terra, e si
può disturbare chi ha bisogno di silenzio.
Ci sono anche
sentimenti più pesanti del corpo. La rabbia ad esempio riesce a raddoppiarci,
piombo anche sull’anima, che così annienta dispute secolari sul suo esistere.
Si può voler essere
più leggeri del proprio corpo e anche di qualsiasi nostra anima infelice.
Onnipotente delirio qui in terra, e si può fin morire giovani di questo
desiderio di volare. Palloncini sfuggiti alle nostre stesse mani.
E si può però
decidere di camminar leggeri. Pieni di pensieri curiosi invece che sentenziosi.
E vivere con la grazia delle stagioni a cui diamo quel che prendiamo, felici di
esser custodi del giardino della Genesi.
Si vola di gioia.
Assaggio di cielo. Però si deve stare attenti al sole. Mai perder di vista la
terra. Scendere può essere duro.
E poi le cattive
notizie volano, si dice. All’incrocio qualcuno distratto ha abbattuto un
muretto. Più lontano un bambino è caduto. È vero, le cattive notizie volano. A
volte viaggiano nel silenzio di un grido che aspettiamo e non viene.
C’è da aver paura di
quel che è senza corpo qui sulla terra.
Mariapia
Veladiano, Ma come tu
resisti, vita, Torino 2013, p. 47-48