Foto Intestazione di Alberto Gianfranco Baccelli

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Non insegnate ai bambini, ma coltivate voi stessi il cuore e la mente, stategli sempre vicini, date fiducia all'amore, il resto è niente - Giorgio Gaber

martedì 11 marzo 2014

CARO PAPA’, 1 – Giancarlo De Cataldo


Caro papà,
oggi sei tornato dal lavoro scuro in volto. Così, almeno, ha detto la mamma: io, come sai, non posso vederti, non credo che lo potrò mai. «È solo un po' di stanchezza» hai detto; «capisco», ha risposto la mamma, il fratellino ha il raffreddore, la notte è stata dura, l’udienza è stata difficile, le solite cose, insomma.
Verso le quattro mi hai preso in braccio, era da tanto che non lo facevi, è stato bello sentire il tuo maglione caldo, l'odore del sigaro: non so se te ne sei accorto, non so se ci fai ancora caso, ma ti ho sorriso. Da quando è nato il fratellino hai dedicato a lui ogni attenzione, ogni premura. Ti capisco, papà: il fratellino cambia di giorno in giorno, di minuto in minuto, lui sa come rispondere alle tue domande con versi diversi da un lamento o dal silenzio, ha un futuro e combatte per conquistarselo. Io sono una cosa diversa, sprofondata in fondo al mio presente eterno vi costringo, te e la mamma, a ripetere all’infinito gli stessi gesti, giorno dopo giorno, sempre uguale, io non combatto, io non ho futuro, io devo ricordarti ogni istante l’idea della morte, io salmodio su un’unica tonalità, il fratellino è un urlatore gioioso, anche un po’ eccessivo, credo, ma come impedirvi di gustare in ogni suo gridolino il sapore pieno della vita?
Giancarlo De Cataldo, Mi riguarda, Edizioni e/o, Roma, 1994


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