I giorni della merla arriveranno di notte
saranno corsari e stelle dentro bottiglie spaccate,
l’isola vagabonda nel sacco delle ore,
il limpido delle tempeste,
il bacio mansueto del leone.
O questo nero che cola a bagnarci l’ala.
Abbiamo detto alle onde crescete
con le scarpe slacciate e,
dentro le case abbandonate,
siate abitanti silenziose delle montagne,
alle distanze riunitevi nelle congiure e
diventate dinastie di queste labbra!
A chi darò il canto
se non corre il tempo a svegliare
Atlantide
dal sonno della trasparente estate?
Non abbiamo memorie,
ma il sonno che tracima alle
cisterne.
Sono la merla e i suoi giorni,
la maga e l’ombra della rosa,
l’aprile della vendetta sotto mentite
spoglie,
la vita che assalta con un segno,
il baro salvato dall’ironica sorte,
la ruota da cui nessuno ha scampo:
sono la fedele assassina!
A chi darò il mio canto se non torna
Atlantide
dalla schiuma delle finzioni?
Sono la rapina,
l’ape regina che divora Casanova
con un pungiglione di amplessi
e ne fa miele e menzogna per animare
eserciti
di plastica alle porte della risacca.
Sarah Tardino, I giorni della merla, Lieto
colle, 2011