Foto Intestazione di Alberto Gianfranco Baccelli

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Non insegnate ai bambini, ma coltivate voi stessi il cuore e la mente, stategli sempre vicini, date fiducia all'amore, il resto è niente - Giorgio Gaber

mercoledì 16 ottobre 2013

LA MOTIVAZIONE IN AULA – Italo Fiorin


Nel linguaggio della scuola l’“aula” non è lo spazio fisico, il contenitore materiale che ogni mattina si riempie di studenti, fatto di banchi, di armadi, di cattedra e di lavagna – multimediale o tradizionale che sia; l’“aula” è un cosa viva, che ti scruta, che rumoreggia, che presta attenzione, che disturba, che ha una propria anima, talvolta è una fiera da domare, talvolta un pubblico da affascinare, o un cantiere di lavoro…
L’“aula” è fatta di tanti volti che ti osservano, che aspettano le tue mosse, è un bosco da esplorare, un insieme di diversità che pretende, ciascuna, di essere vista, di non essere confusa con nessun’altra.
Ogni nuovo anno scolastico riporta l’insegnante in questa arena, senza rete, con sulle spalle un compito insostenibile, quello di parlare a tutti in modo per ciascuno significativo, con un programma da svolgere – certamente –, ma, soprattutto, con un messaggio da comunicare.
Il principale problema, infatti, non è quello di trasmettere qualche nozione o di fornire qualche abilità, non è, nemmeno, garantire una buona qualità professionale; più importante di tutto è la prospettiva che l’insegnante sa offrire a chi gli sta davanti e che ha bisogno di capire perché è lì.
La vera sfida didattica si gioca sul terreno della motivazione. Motivazione e apprendimento significativo sono due parole che si richiamano e che chiamano in causa l’insegnante, che dovrà rendere possibile questo miracolo.
Bruno Bettelheim ci fornisce un’indicazione preziosa, quando ricorda agli educatori (genitori, insegnanti...) che la più grande richiesta che i bambini e i ragazzi fanno loro è di aiutarli a trovare un significato alla propria vita.
Italo Fiorin, “Scuola e Formazione”, n. 9/10 (2012)


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