Ciò che fa Argia diversa dalle altre città è
che invece d’aria ha terra. Le vie sono completamente interrate, le stanze sono
piene d’argilla fino al soffitto, sulle scale si posa un’altra scala in
negativo, sopra i tetti delle case gravano strati di terreno roccioso come
cieli con le nuvole. Se gli abitanti possono girare per la città allargando i
cunicoli dei vermi e le fessure in cui s’insinuano le radici non lo sappiamo:
l’umidità sfascia i corpi e lascia loro poche forze; conviene che restino fermi
e distesi, tanto è buio.
Di Argia, da qua sopra, non si vede nulla; c’è
chi dice: “È là sotto” e non resta che crederci; i luoghi sono deserti. Di
notte, accostando l’orecchio al suolo, alle volte si sente una porta che
sbatte.
Italo Calvino, Le città invisibili, p. 133