Nel
libro Lo zen e il tiro con l’arco, Eugen
Herrigel (1995) racconta dell’allievo che si concentra in tutti i modi per
cercare di centrare il bersaglio, passando gli anni in un tour de force
sfiancante; è solo quando capisce che deve togliersi dalla mente il bersaglio
che fa centro. Per avere successo, allora, quello vero, bisogna concentrarsi
non sull’obiettivo ma sul come, sull’arte del tiro con l’arco, ovvero sull’arte
di insegnare.
La
scuola oggi si dimentica del come, della didattica, del come si insegna, delle
strategie per organizzare la classe e la scuola, dei metodi per attivare la
curiosità degli alunni, per stimolare le varie intelligenze, per sollecitare i
diversi stili cognitivi, per valorizzare le competenze, le conoscenze, gli
interessi esistenti, per impegnare i vari sensi di cui è composto il nostro
corpo, per stimolare le varie aree del nostro cervello. Il come viene tralasciato per il cosa,
il cosa dobbiamo imparare, il cosa soprattutto in quanto obiettivo da
raggiungere. Piuttosto che concentrarsi sulla qualità dell’azione, sul processo
di apprendimento-insegnamento, si preferisce ricorrere ai primordiali strumenti
della minaccia e della sanzione, del premio e della gratificazione.
Marco Orsi,
Ti do una nota, “Difficoltà di
apprendimento”, (18/2, Trento, 2012), p. 170)