Il mio
accompagnatore mi porta a casa sua, dove propone di vedere la televisione. In
Kirghisia la televisione rende onore al proprio nome: televisione, vedere lontano.
Ogni televisore è
collegato ad un piccolo computer, col quale è possibile allestire infiniti programmi,
perché i tecnici kirghisi hanno disseminato migliaia di telecamere in tutto il
Paese.
Così, ognuno può
organizzare la sua trasmissione chiedendo al computer di vedere in sequenza le persone
che stanno sorridendo, o collegarsi con le telecamere che stanno riprendendo
giochi d’ogni sorte o punti d’incontro dove chiunque può esprimere alla
televisione il proprio pensiero o la propria creatività.
“Quando il mondo
vivrà come noi, si potranno finalmente vedere, in diretta, oltre alla vita
stessa, spettacolo inimmaginabile e sempre nuovo, le centinaia di tramonti che
avvengono sul pianeta ad ogni istante, le migrazioni degli uccelli, e gli
immensi silenzi dei deserti”.
Vedremo ogni giorno
in diretta centinaia di tramonti, sempre diversi, sempre magnifici.
Vi lascio, amici,
con questo progetto sublime.
Un saluto
emozionato.
Silvano
Agosti,
Lettere dalla Kirghisia, dalla Sesta lettera