Alexandre:
La mia incapacità a raggiungere una piena autonomia mi manifesta quotidianamente
la grandezza dell'uomo. Al cuore della mia debolezza posso così apprezzare il
dono della presenza dell'altro e, a mia volta, cerco di offrire agli altri la
mia umile e fragile presenza con i mezzi di cui dispongo. L'individuo debole
non rappresenta necessariamente un peso per l'altro. Ognuno dispone liberamente
della propria debolezza: è pienamente libero di usarne saggiamente.
Socrate:
La debolezza, può diventare feconda, sorgente di amicizia. E quello che pensi?
Alexandre:
In teoria. Ma metterlo in pratica resta difficile. Ancora una volta, è una
lunga fatica. Assumere fino in fondo la propria debolezza rimane una lotta di
ogni istante. Nulla è acquisito una volta per tutte. Spesso siamo soli in
questa impresa e lo sguardo degli altri diventa un freno a questa accettazione.
Poco alla volta si
acquisisce una libertà fragile, costantemente minacciata, ma pur sempre una libertà.
Il nemico da combattere è la mancanza di fiducia in me stesso e
l'incomprensione. Dovevo non solo accettare e assumere la mia anormalità: non
sarò mai come tutti gli altri, non sarò mai normale! Dovevo anche trovare la forza,
forza per comprendere l'incomprensibile, per perdonare l'imperdonabile e, se
possibile, per farlo con gioia.
Alexandre
Jollien,
Elogio della debolezza, Edizioni
Qiqajon, Magnano(BI) 2001, p. 100-101