Foto Intestazione di Alberto Gianfranco Baccelli

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Non insegnate ai bambini, ma coltivate voi stessi il cuore e la mente, stategli sempre vicini, date fiducia all'amore, il resto è niente - Giorgio Gaber

martedì 17 aprile 2012

ARRIVO A DELHI - Guido Gozzano


Barcellona (2009)

Ci liberiamo dalla folla policroma dell’immensa stazione indiana. Fuori, ad attenderci, i più pittoreschi mezzi di locomozione: le carrozzelle in lacca e bambù su ruote modernissime da bicicletta, tirate di corsa da indigeni vociferanti; carrozze strane, triangolari, che il cocchiere guida seduto in avanti, sul timone sottile; diligenze barocche sovraccariche di ori, di fiocchi, di sonagli, trainate da coppie di zebù, il bove indiano, minuscolo, gibboso, velocissimo; e campeggianti in disparte, disposti in ordine, gli elefanti da nolo, recanti ognuno un cartello in varie lingue indicante la meta, come da noi le carrozze tranviarie. Si sale sopra uno dei colossi, attraverso una specie d’arrembaggio inclinato e si sta in otto nel castelletto ad ogive. […]
Il cornac, un giovinetto, sta seduto alla budda sul collo possente e dirige la mole immensa con l’ankus, un bastoncino ricurvo a gancio che preme sulla fronte silenziosa, con un grido sommesso d’intesa.
[…] Passiamo per vie modernissime: luce elettrica, tram, automobili; c’interniamo in viuzze tortuose, dalle case altissime in legno dipinto e traforato con uno stile da confettiere […]: infinite gallerie coperte cavalcano le vie, allacciano l’una all’altra le case misteriose.
La nostra cavalcatura ci mette all’altezza del primo piano e l’occhio gode, d’attimo in attimo, attraverso le verande aperte, le scene più intime e più diverse: una madre che consola un bambino che piange; un ufficio di mercanti parsi, dove cinque scribi in mitra di tela cerata sono seduti a modernissime macchine da scrivere; una casa indù semplice e linda; una casa maomettana a tappeti sontuosi dove un vecchio scarno, occhialuto, sotto il turbante immenso, sta ginocchioni in mezzo alla stanza, picchiandosi il petto contrito; una scuola indigena dove venti monelli, in assenza del pedagogo, si protendono al nostro passaggio con occhi vivaci e denti abbaglianti.

Guido Gozzano, Verso la cuna del mondo. Lettere dall’India, Milano, F.lli Treves 1917. Da G. Graziani, Girando qua e là per il mondo, ed. Vannini, Brescia 1927, p. 453-455.

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