Foto Intestazione di Alberto Gianfranco Baccelli

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Non insegnate ai bambini, ma coltivate voi stessi il cuore e la mente, stategli sempre vicini, date fiducia all'amore, il resto è niente - Giorgio Gaber

giovedì 8 settembre 2011

1. COSA INSEGNARE - Franco Venturella


“Non insegno mai nulla ai miei allievi.
Cerco solo di metterli in condizione di poter imparare”
( Albert Einstein )

Siamo già all’avvio di un nuovo anno scolastico, che si presenta particolarmente impegnativo.
Un anno che presenta anche il conto degli studenti persi lungo la strada. Di essi parlano le aride statistiche, accolte spesso con senso di compiacimento, come segno della riacquisita serietà della scuola, ma che denunciano la difficoltà di una istituzione a raggiungere gli standard fissati negli accordi a livello europeo.
La scuola non può limitarsi a certificare una situazione di svantaggio: dovrebbe, invece, costituire quell’ascensore sociale capace di permettere ad ogni soggetto di acquisire strumenti cognitivi e operativi per accedere a livelli più alti di responsabilità. A tutti, infatti, la scuola - secondo quanto previsto dalla nostra Costituzione - dovrebbe garantire conoscenze e competenze essenziali per vivere in modo consapevole, autonomo e per esercitare una cittadinanza attiva orientata al bene comune: sono quelle “competenze di cittadinanza” che costituiscono la base formativa comune a tutti gli studenti europei. Ridurre il numero degli studenti “bocciati” deve costituire un impegno prioritario per tutte le Istituzioni scolastiche, concentrando su tale obiettivo strategico professionalità, risorse finanziarie e interventi mirati, eliminando l’eccesso di progetti.
Proprio per affrontare questi problemi, penso che tutti gli operatori della scuola, ma soprattutto i docenti, siano chiamati a rispondere a tre questioni fondamentali: “cosa insegnare”,  “come insegnare”, “perché insegnare”.
Di fronte all’ampliarsi a dismisura delle conoscenze, si pone l’esigenza di individuare ciò che è ritenuto essenziale per la comprensione dei fenomeni culturali, scientifici, sociali e l’acquisizione di solide competenze per affrontare in modo consapevole i processi di cambiamento e progettare il futuro. In definitiva, di quale bagaglio culturale devono poter disporre le nuove generazioni per essere in grado di leggere la realtà, di analizzare criticamente i diversi fenomeni e per agire in modo coerente e progettuale?
La sfida, per la scuola, è dunque quella di liberarsi dalla tentazione di riempire la testa degli alunni di una serie, spesso confusa, di dati e nozioni e di aiutarli a possedere le conoscenze fondamentali e le chiavi di lettura, di analisi e di interpretazione della realtà, attraverso l’interiorizzazione di schemi logico-concettuali mediante i quali integrare i diversi saperi. Occorre passare – come ci suggerisce Edgar Morin - dalla testa piena alla testa ben fatta. Per realizzare ciò, la scuola, attraverso la riflessione della comunità professionale dei docenti, deve individuare i “saperi essenziali”, i saperi fondativi, e aiutare gli alunni ad un apprendimento autonomo.
In ogni caso, risulta di fondamentale importanza il riferimento ai quattro pilastri dell’educazione indicati dalla Commissione Delors e che ci richiamano ad alcune imprescindibili competenze trasversali: imparare a conoscere (e quindi possedere una cultura generale di base che permette di avere gli strumenti per l’acquisizione graduale e progressiva delle conoscenze), imparare a fare (e quindi trasformare le conoscenze in competenze necessarie alla vita sociale e professionale), imparare a vivere con gli altri (e quindi  educarsi all’esercizio della cittadinanza, al rispetto dell’altro e della diversità, alla cooperazione, alla legalità, al bene comune) e soprattutto imparare ad essere (e quindi ad assumersi le responsabilità di uomini e di cittadini chiamati a costruire un nuovo umanesimo per sé e per gli altri).
Franco Venturella è il dirigente dell’Ufficio Scolastico Territoriale di Vicenza
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