P. Conz, Amante dei sogni, “Sogni (Alba zingara)”, Cittadella 2007, p. 27.
“I have a dream” ha detto un giorno Martin Luther King.
Chissà quale scuola sogniamo noi.
Ciascuno di noi ha una propria visione della scuola e del senso del proprio lavoro. E la visione di ciascuno concorre, insieme a quella dei colleghi e di tutto il personale, a comporre il grande mosaico della nostra offerta formativa.
“E lei, preside, quale scuola sogna?”. Ottima domanda a un nuovo dirigente!
Io, per la verità, sogno una scuola che aiuti a dare senso e a trovare significato. Dare senso a ciò che si insegna e trovare significato e risposte in quello che si apprende.
Imparare a essere, per una ragazza o un ragazzo, potrebbe semplicemente voler dire imparare a stare bene con se stesso e con gli altri. Contribuire a creare un clima di benessere all’interno della nostra comunità educante, è già un modo per insegnare a essere. Il documento ministeriale del 3 aprile Cultura, scuola, persona e le Linee di indirizzo 2007-08 del “Piano Nazionale per il benessere dello studente” sottolineano come la scuola sia un luogo di incontro e di crescita di persone. Persone sono certamente gli allievi, ma persone sono anche i docenti, i collaboratori scolastici e gli assistenti amministrativi. Quando parliamo di benessere a scuola dobbiamo, secondo me, intendere anche e soprattutto coloro che a scuola ci lavorano. Infatti, oltre a essere un nostro diritto quello di avere un ambiente di lavoro in grado di favorire al meglio l’espressione della nostra professionalità, è solamente nelle migliori condizioni organizzative e di clima relazionale che noi possiamo adempiere al nostro dovere istituzionale di professionisti della formazione dell’uomo e del cittadino, di specialisti dell’amministrazione e della collaborazione scolastica.
Il benessere, nostro prima di tutto e poi anche dei nostri allievi, diventa così la cornice entro cui si può realizzare più facilmente l’apprendimento. Soltanto se ci sentiamo professionalmente gratificati e personalmente appagati potremo insegnare ai nostri ragazzi come stare bene. A quel punto la nostra scuola potrà veramente diventare sorgente di speranza e scenario di possibilità per tutti quelli che vi studiano e vi lavorano.
Questa è la mia visione, questo è il mio sogno. Un antico proverbio cinese recita: “Quando il dito indica la luna, lo sciocco guarda il dito”. Per quanto povera e inadeguata, anche la mia visione, messa accanto alla vostra, troverà perfezione e coronamento.
E insieme guarderemo alla luna.
Con tanta stima, il vostro
Francesco Callegari
Dirigente Scolastico
Dirigente Scolastico
