L’enfasi sui
risultati, la pressione sui bambini e sui ragazzi è lo specchio di un modello
scolastico improntato alla dipendenza e alla passività. Questa non è propriamente la strada per il
tanto invocato apprendere ad apprendere, per l’acquisizione delle competenze,
che è poi il cammino per incoraggiare i bambini ed i ragazzi ad essere
protagonisti, in prima persona, della propria biografia.
Così la scuola,
anche se dichiara il contrario, si è strutturata secondo questo fiume carsico
del potere dell’adulto che condiziona e plasma un modello pedagogico poco
rispettoso, un’educazione depositaria direbbe P. Freire, incapace di
incentrarsi su quell’ospitalità dell’ambiente formativo che fa sentire accolti
e riconosciuti nella propria originalità, che sa attivare cooperazione, che mette in grado di sollecitare
l’esplorazione.
Tanta
irrequietezza, demotivazione, disinteresse dei ragazzi e dei bambini, il famoso
mal di scuola, ha la sua radice nel non riconoscimento di un’ambiguità che fa
sì che la società adulta, e in particolare la scuola, ricerchi anche se
ufficialmente si dice il contrario, il loro adattamento piuttosto che la loro
libertà.
Con Hannah Arendt
viene da dire che la società ha paura della novità, vale a dire dei soggetti
giovani, che in quanto nuovi nati sono
portatori di un inedito, che se accolto ci scompagina e ci rende insicuri. Può essere allora che la scuola, magari in
modo sotterraneo e sofisticato, visto che i metodi repressivi di una volta non
sono più di moda, si strutturi più per delimitare, costringere, adattare, in
luogo di ricercare la libertà, l’espressione di ciascuno, la cooperazione e la
comunità?
La scommessa della
visione che il progetto Senza Zaino tenta di realizzare è forse condensata qui
nel prendere il largo per provare nuove strade che pure sono vecchie. C’è qui ancora tutta una tradizione che va da
Rousseau a Pestalozzi, da Dewey a Montessori, da Freinet a Claparede, da Piaget
e da Bruner e a Gardner che attende ancora un pieno compimento.
Marco Orsi,
A scuola senza zaino, Erickson,
Trento 2006