L’ascolto è un karma, in un certo senso;
parola sanscrita delle Upanisad vediche che ormai è utilizzata
nel linguaggio corrente per indicare all’incirca il destino, la predisposizione
a qualcosa.
Il karma è un agire nel mondo che porta
al ciclo di morte e di rinascita del samsāra. Da come si
agisce, come sanno ormai in molti, si avranno delle conseguenze, e il ciclo di
morte e rinascita non è uguale per tutti, dipende da come si agisce, dalla
capacità di sentire e di essere nel mondo; dal modo di ascoltarlo, in un certo
senso, se intendiamo l’ascolto una delle modalità dell’agire, una modalità più
evoluta.
Ma la modernità alle volte è fatalmente
invasiva. Semplificare è molto bello, quando si riescono a spiegare concetti
complessi con linearità, rendendoli fruibili a molti. Ma banalizzare non è
semplificare, e soprattutto ci sono forme di banalizzazione pericolose. Da poco
tempo esiste un nuovo social network, si chiama: Maadly. Non sarebbe una notizia se non avesse un aspetto particolare.
Non mette in comunicazione persone che si conoscono, o addirittura amici, ma
soltanto ed esclusivamente non conoscenti. Questi sconosciuti della rete
leggono i tuoi post e i tuoi contenuti e possono mettere un “Like” o un “Dislike”. A ogni like
sale il karma dell’utente (proprio così, è utilizzato questo concetto). A ogni dislike il karma scende.
Invenzione carina e persino originale
quella di farsi giudicare da una massa di sconosciuti che possono determinare
il tuo Karma. Se hai successo salirà e tu non ti reincarnerai in un insetto o
in un verme, ma in un altro essere umano. Se invece non riesci a essere
popolare la ruota del samsāra girerà malissimo per te.
È difficile prevedere il successo, tra i
ragazzi soprattutto, di questa applicazione che è già scaricabile sui
dispositivi mobili. La banalizzazione del Karma non sarebbe un grande problema.
Da anni lo fanno le dottrine New Age e ci siamo abituati. La
cosa invece piuttosto grave è che si mette assieme il piacere, il successo,
l’essere approvati, come fosse un percorso spirituale e di crescita. Il
successo, per intenderci, l’esser popolari, l’avere molti like non è un cammino spirituale, non dovrebbe essere considerato
un punto di arrivo. L’ambizione non è qualcosa di auspicabile in sé. La ragione
e l’approvazione del mondo non sono valori, anzi alle volte sono dei disvalori.
Bertold Brecht scriveva: «ci sedemmo
dalla parte del torto visto che tutti gli altri posti erano occupati».
Insegnare il coraggio di raccogliere molti dislike,
farsi ascoltare per quello che si è veramente, e non per riscuotere assenso e
successo è il modo migliore per prendersi cura del proprio karma.
Roberto Cotroneo, “Corriere della Sera”, 24 luglio 2015