Foto Intestazione di Alberto Gianfranco Baccelli

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Non insegnate ai bambini, ma coltivate voi stessi il cuore e la mente, stategli sempre vicini, date fiducia all'amore, il resto è niente - Giorgio Gaber

sabato 9 gennaio 2016

GRATTACIELI – Mariapia Veladiano


Non è perché siano torri di Babele, arroganti verso Dio. Adesso che il cielo lo abbiamo toccato, e anche un bel po' bucato, sappiamo che al suo trono non si arriva di là.
E’ che ci si allontana dalla terra.
E da lassù gli uomini son formiche, così si dice. Non c'è modo di riconoscere il vicino che passa e affacciarsi a commentare il mondo. In verità non si riconosce proprio nessuno. Tutti ugualmente nessuno, e nemmeno la voce si sente, la loro e la nostra. Certamente un gran rumore c'è, anche simile a un rombo come di vento che si abbatte gagliardo, un fragore talvolta. Ma niente Pentecoste. No.
Non c'è stare tutti insieme nello stesso luogo, non c'è esser vicini e sorprendersi del proprio capirsi.
E’ il nostro un costruire che non sa il bisogno che ha l'uomo di raccontarsi, sentire la terra bagnata di pioggia, l'odore immacolato della neve, correre intorno di bambini, adulti che parlano e intanto non perdono di vista.
Oggi i grattacieli poggiano su piloni alti di cemento. E sotto stanno le automobili, allineate e silenziose, parcheggiate come giochi armati, di soldati in attesa.
Non c'è strada per il cielo che non parta sulla terra.
«Costruire significa collaborare con la terra, imprimere il segno dell'uomo su un paesaggio che ne resterà modificato per sempre». Marguerite Yourcenar
Mariapia Veladiano, Ma come tu resisti, vita, p. 116-117.


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