Se dunque si dice che
il mondo moderno subisce una crisi, ciò che così si vuole banalmente esprimere
è che esso è giunto ad un punto critico, o, in altri termini, che a breve
scadenza, volendolo o no, in un modo più o meno brusco, con o senza una
catastrofe, dovrà inevitabilmente sopravvivere un mutamento di orientazione.
Questo significato dato al termine «crisi» è del tutto legittimo e corrisponde
in parte a quel che noi stessi pensiamo: ma solo in parte, poiché, ponendoci da
un punto di vista più generale, noi crediamo che tutta l’epoca moderna nel suo
insieme rappresenti per il mondo un periodo di crisi.
Sembra d’altronde che ci
si avvicini alla soluzione, il che rende oggi più particolarmente sensibile,
che in qualsiasi altro periodo, il carattere anormale di uno stato di cose il
quale dura già da qualche secolo, ma le cui conseguenze mai furono così visibili
quanto ora.
Questa è anche la ragione per cui gli avvenimenti oggi si svolgono
con una velocità accelerata. Ciò, senza dubbio, può continuare ancora per
qualche tempo, ma non indefinitamente. Ed anche se non si è in grado di fissare
un limite preciso, pure si ha l’impressione che un simile stato di cose non può
durare ancora per molto.
René Guénon,
La crisi del mondo moderno, Parigi,
1927, ed. it. Roma, 1972