Un uomo possedeva,
come unica ricchezza, una pietra preziosa. Vegliava scrupolosamente sul suo
tesoro. Un giorno lo sventurato lasciò cadere la pietra per terra; la caduta ne
rovinò la superficie liscia e lucida. Allora l’infelice, dopo aver tentato
inutilmente di ripararla da sé, decise di consultare i tagliatori di pietre del
suo villaggio. Tutti si sforzarono di eliminare la scalfittura, ma senza
successo. Finalmente arrivò un viaggiatore straniero, e il gioiello fu sottoposto
anche a lui: “Guardi, la mia pietra è rovinata per sempre”. L’artigiano esaminò
l’oggetto, poi prese i suoi strumenti e sui graffi disegnò foglie e petali.
Alexandre
Jollien,
Cara filosofia. Lettere di un giovane
filosofo ai grandi Maestri, Angelo Colla Editore, Costabissara (Vicenza)
2008, p. 21.