Il mite lo si nota per come incede, per il tono della voce,
per come traversa l'oscuro, forte di una luce che non si sa bene da dove venga,
un po' come accade al vento di Nicodemo: non gli viene dall'alto ma emana,
sbalorditiva, dalla terra. Il mite non è nei cieli ma quaggiù, tra noi: è uno
di noi.
Ci deve pur essere un motivo per cui riceve in eredità non il
cielo ma la terra. Il mite è attivo, prima e dopo la prova, e anche se la sua
condotta non è aggressiva, egli non accetta il male quotidiano, ma alla forza
racchiusa nel male oppone un'energia di natura diversa ma egualmente intensa:
una forza concentrata, riluttante all'aggressione ma non priva di ribellione.
Barbara Spinelli, Il soffio del mite,
Ed. Qiqajon, Magnano 2012.