Signor Segretario
Generale,
Sono lieto di portare
il cordiale saluto di Sua Santità Papa Francesco a questo importante Vertice
che vede alti esponenti del mondo governativo, del settore privato e della
società civile qui riuniti al fine di individuare e proporre iniziative
rilevanti volte ad affrontare il preoccupante fenomeno del cambiamento
climatico. E’ ben noto come quest’ultimo chiami in causa aspetti non solo
scientifico-ambientali o socio-economici, ma anche e soprattutto etico-morali,
visto che incide su tutti, in particolare sui più poveri, che sono più esposti
ai suoi effetti.
Al cospetto di
siffatta consapevolezza, la Santa Sede ha spesso ribadito quell’imperativo morale
ad agire che interpella ognuno di noi circa la nostra responsabilità a custodire e valorizzare il creato per
il bene della presente generazione, così come di quelle future. Papa Francesco,
fin dall’inizio del Suo Pontificato, ha sottolineato l’importanza di «custodire
questo nostro ambiente, che troppo spesso non usiamo per il bene, ma sfruttiamo
avidamente a danno l’uno dell’altro» (Udienza
al Corpo Diplomatico della Santa Sede, 22 marzo 2013).
Vi è ormai un
consenso scientifico piuttosto consistente sul fatto che il riscaldamento del
sistema climatico a partire dalla seconda metà del secolo scorso sia
inequivocabile. Si tratta di un problema molto serio che, come detto, ha gravi
conseguenze per i settori più vulnerabili della società e, ovviamente, per le
generazioni future.
Numerosi studi
scientifici hanno, inoltre, sottolineato i grandi rischi e i costi
socioeconomici dell’inerzia dell’azione umana di fronte a tale problema, sulla
base del fatto che la sua principale causa sembra essere l’aumento
nell’atmosfera delle concentrazioni di gas ad effetto serra provocate da
attività antropiche. Di fronte a detti rischi e costi, deve prevalere la virtù
della prudenza, che richiede di ben deliberare in funzione di un’accurata analisi degli impatti futuri che
comportano le nostre azioni. Ciò richiede un grande impegno
politico-economico da parte della comunità internazionale, al quale anche la
Santa Sede vuole dare il proprio contributo, nella consapevolezza che «il dono
della scienza ci aiuta a non cadere in alcuni atteggiamenti eccessivi o
sbagliati. Il primo è costituito dal rischio di considerarci padroni del
creato. Il creato non è una proprietà,
di cui possiamo spadroneggiare a nostro piacimento; né, tanto meno, è una
proprietà solo di alcuni, di pochi: il
creato è un dono, è un dono meraviglioso che Dio ci ha dato, perché ne
abbiamo cura e lo utilizziamo a
beneficio di tutti, sempre con grande rispetto e gratitudine» (Papa Francesco, Udienza del 21 maggio 2014).
Card. Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, Palazzo di Vetro all’Onu, intervento
a margine della 69^ Assemblea Generale delle Nazioni Unite, 24 settembre 2014.