Io, se volete che vi dica come la penso al
riguardo, fondamentalmente invidio le persone come mia suocera. Quelle che
vanno per evidenza e priorità. Che sbrigano faccende. Che risolvono la molestia
delle giornate tristi con un'alzata di spalle. Che credono che l'anima esisterà
pure, ma non per questo bisogna affondarci il naso dentro. Che non prendono
così sul serio i propri pensieri, e quindi non stanno continuamente a ripensarli,
rifinirli, modificarli, ritrattarli.
Perché io, al contrario delle persone come
Ass, sono succube delle cose che penso. E magari le pensassi una volta per
tutte. I miei pensieri vanno e vengono dalla mia testa con una libertà, una
promiscuità, una tale ostinazione nell'impedirmi di prendere una sola decisione
veramente convinta, che mi debilita avere a che fare con loro.
Diego De Silva, Mia
suocera beve, Einaudi, Torino 2010.