A Maurilia, il
viaggiatore è invitato a visitare la città e nello stesso tempo a osservare
certe vecchie cartoline illustrate che la rappresentano com'era prima: la
stessa identica piazza con una gallina al posto della stazione degli autobus,
il chiosco della musica al posto del cavalcavia, due signorine col parasole
bianco al posto della fabbrica di esplosivi. Per non deludere gli abitanti
occorre che il viaggiatore lodi la città nelle cartoline e la preferisca a
quella presente, avendo però cura di contenere il suo rammarico per i
cambiamenti entro regole precise: riconoscendo che la magnificenza e prosperità
di Maurilia diventata metropoli, se confrontate con la vecchia Maurilia
provinciale, non ripagano d'una certa grazia perduta, la quale può tuttavia
essere goduta soltanto adesso nelle vecchie cartoline mentre prima, con la
Maurilia provinciale sotto gli occhi, di grazioso non ci si vedeva proprio
nulla, e men che meno ce lo si vedrebbe oggi, se Maurilia fosse rimasta tale e
quale, e che comunque la metropoli ha questa attrattiva in più, che attraverso
ciò che è diventata si può ripensare con nostalgia a quella che era.
Guardatevi dal dir
loro che talvolta città diverse si succedono sopra lo stesso suolo e sotto lo
stesso nome, nascono e muoiono senza essersi conosciute, incomunicabili tra
loro. Alle volte anche i nomi degli abitanti restano uguali, e l'accento delle
voci, e perfino i lineamenti delle facce; ma gli dèi che abitano sotto i nomi e
sopra i luoghi se ne sono andati senza dir nulla e al loro posto si sono
annidati dèi estranei. E' vano chiedersi se essi sono migliori o peggiori degli
antichi, dato che non esiste tra loro alcun rapporto, così come le vecchie
cartoline non rappresentano Maurilia com'era, ma un'altra città che per caso si
chiamava Maurilia come questa.
Italo Calvino,
Le città invisibili, p. 37-38