Uscito nel maggio
1983, Il cavallo rosso è stato subito
accolto come un grande “caso” letterario; tale si è confermato col succedersi
delle edizioni.
Questo grosso libro,
il quale supera abbondantemente le mille pagine, viene proposto come romanzo;
ma al pari dei grandi romanzi non si può catalogare in modo sbrigativo tra le
opere di letteratura amena. Il fatto stesso che è ambientato in un’epoca
storica ben definita, e nel contesto dei grandi avvenimenti del nostro tempo,
richiama problemi e drammi, in cui il lettore preparato si sente coinvolto.
Le sue vicende,
romanzesche e insieme vere (ambientate in Brianza, in Lombardia e in altri
luoghi d’Italia, nonché all’estero, soprattutto in Russia e in Germania) si
intrecciano inestricabilmente coi grandi avvenimenti che hanno sconvolto il
mondo tra il 1940 e il 1974.
Il romanzo è scandito
in tre parti, intitolate Il cavallo rosso
(che dà il titolo all’intero volume), Il
cavallo livido (entrambi i simboli sono dell’Apocalisse) e L’albero della vita. Ma la narrazione
procede secondo due movimenti: dapprima è ascendente, e culmina negli eventi
del 1948, poi si ripiega e digrada. E’ l’onda della storia che sale imponente e
si colma d’epiche speranze, poi s’increspa e cade nello sciabordio della
risacca.
Il
cavallo rosso non è soltanto un romanzo storico, ma
in parte almeno è addirittura autobiografico. Le vicende narrate si svolgono in
un quadro storico a noi vicino e familiare. Ma anche quando l’orizzonte si
allarga nelle sterminate pianure della Russia, e la temperatura si abbassa a
parecchi gradi sotto lo zero, il senso di concretezza non si dissolve, né
s’irrigidisce.
Catturato dalla trama
densissima, il lettore compie di pagina in pagina l’esperienza straordinaria
consentita dalla grande letteratura: gioisce, soffre, ride, piange, cresce
insieme coi protagonisti e gli altri personaggi del romanzo e, nel contempo, si
accorge di diventare più chiaro a se stesso, più consapevole del perché della
vita e del significato del mondo.
Eugenio
Corti,
Il cavallo rosso, Milano 1983, (Dalla
quarta di copertina)