Un giorno, mi trovavo
sulle coste irlandesi e vidi arrivare uno stormo di oche selvatiche di ritorno
dall’Islanda. Mentre le stavo osservando, mi si avvicinò un uomo che mi
raccontò di come si svolge il loro viaggio.
Mi spiegò che lo
stormo poteva giungere a destinazione solo se i suoi componenti si fossero
aiutati a vicenda.
Mi disse che le oche
volano sempre in una caratteristica formazione a V, e che se ogni uccello
mantiene la corretta posizione, l’aria crea un sostegno di cui gode tutto lo stormo.
E se un elemento esce
dalla fila, gli altri sentono subito aggravarsi il peso e la fatica del volo.
Mi disse inoltre che
davanti a tutti si mette l’uccello più forte e questo detiene il comando per
tutto il tempo che gli è possibile, spostandosi poi nella posizione più
arretrata, quando non riesce più a mantenere un’adeguata velocità. Ma dal fondo
continua a lanciare un grido di incitamento, per incoraggiare quelli davanti a tenere
una velocità elevata.
Quando poi un uccello
comincia a indebolirsi, si distacca dal gruppo, affinché gli altri non abbiano
a soffrire per causa sua, ma a quel punto altri due uccelli stanno dietro,
assieme a lui per offrirgli protezione e speranza. E quando il compagno debole
ha ripreso le forze, i tre proseguono insieme e cercano di riunirsi alla
formazione.
Tutti i componenti
sanno che il forte starà vicino al debole nei momenti difficili come in quelli
tranquilli, nei momenti di debolezza come in quelli di vigore.
Anthony De
Mello,
Brevetto di volo per aquile e polli,
p. 181-182