Le favole non dicono ai bambini che i
draghi esistono.
Perché questo i bambini lo sanno
già.
Le favole dicono ai bambini che i draghi possono essere sconfitti.
Gilbert Keith
Chesterton (1874-1936), Tremendous
Trifles, 1909
“Questo esercizio non mi riesce
proprio”. “Oh no! Ancora in banco con quel compagno”. “E’ sempre più pesante
lavorare con quel collega”. “Le cose con mio marito non vanno per niente bene”.
“In questo Paese non c’è niente che funzioni!”.
Che i draghi esistano, nessuno lo ha mai
messo in dubbio. Li incontriamo ogni giorno: nelle situazioni difficili, nei
compiti faticosi, nelle relazioni problematiche, nelle persone antipatiche, nei
colleghi indisponenti, nella malattia, nelle perdite …
Ma la prima bella notizia è che i draghi
possono essere sconfitti. Certo, bisogna mettersi in gioco, bisogna combattere.
Se impauriti gli voltiamo le spalle, possiamo star certi di venire inceneriti
all’istante: il drago non aspetta altro. “Ah, se in classe avessi altri
compagni o altri professori …”. “Sono proprio questi colleghi che mi
impediscono di lavorare bene”. “Se facessi un altro lavoro, allora sì che
potrei esprimermi al meglio”.
E’ l’atteggiamento di rinuncia a farci
bruciare dal drago.
Il primo passo per vincerlo è allora quello
di riconoscerlo, dargli l’importanza che si merita e fargli sapere che ci
siamo. Dobbiamo fargli capire che conosciamo la sua forza e siamo pronti ad
affrontarlo alla pari. Tutto questo implica un grande lavoro per noi: se
rimaniamo fermi come siamo, non potremo che soccombere. Dobbiamo essere agili
sulle gambe, sempre in guardia e in movimento, dobbiamo essere pronti a
cambiare strategia, armi, tempi. In tutto questo, è chiaro che non dobbiamo
aspettarci che sia il drago a cambiare: la situazione, il compito, il collega, il
compagno, la malattia, la perdita sono quelli e molto probabilmente non cambieranno.
In questo atteggiamento positivo, in questa tensione verso il cambiamento di noi
stessi, e non dell’altro, sta la parte che ci compete, la nostra battaglia.
Affrontare il drago significa allora
prima di tutto conoscere se stessi, avere la consapevolezza di chi siamo e cosa
siamo in grado di fare, saggiare la nostra forza e le nostre potenzialità. E
questa è già una grande sfida.
Ma non saremo soli: fin dall’inizio del
nostro cammino avremo intorno a noi persone che ci indicheranno la strada, che
ci sosterranno con le parole e l’aiuto, che ci daranno forza con le armi
dell’amicizia e dell’affetto. Accogliamo la loro presenza e siamo grati a
questi fidati scudieri, siano essi i nostri insegnanti, i nostri colleghi, i
nostri compagni, i nostri amici…
E’ il primo regalo che l’incontro con il
drago ci fa.
La seconda bella notizia è che ogni
drago custodisce un tesoro. Il drago è messo apposta lì a guardia per difenderlo, ma
anche per consegnarlo al cavaliere che lo merita.
E sarà un tesoro diverso per ciascuno di
noi. Sarà il tesoro che ci serve in quel preciso momento della nostra vita.
Auguro a tutti noi di trovarlo.
Francesco Callegari
12 settembre
2013