Di colpo la fanciulla
mi apparve così come la vergine nera ma bella di cui dice il Cantico. Essa
portava un abituccio liso di stoffa grezza che si apriva in modo abbastanza
inverecondo sul petto, e aveva al collo una collana fatta di pietruzze colorate
e, credo, vilissime. Ma la testa si ergeva fieramente su un collo bianco come
torre d'avorio, i suoi occhi erano chiari come le piscine di Hesebon, il suo
naso era una torre del Libano, le chiome del suo capo come porpora. Sì, la sua
chioma mi parve come un gregge di capre, i suoi denti come greggi di pecore che
risalgono dal bagno, tutte appaiate, sì che nessuna di esse era prima della
compagna. E: "Come sei bella, mia amata, come sei bella," mi venne da
mormorare, "la tua chioma è come un gregge di capre che scende dalle
montagne di Galaad, come nastro di porpora sono le tue labbra, spicchio di
melograno è la tua guancia, il tuo collo è come la torre di David cui sono
appesi mille scudi." E mi chiedevo spaventato e rapito chi fosse costei
che si levava davanti a me come l'aurora, bella come la luna, fulgida come il
sole, terribilis ut castrorum acies ordinata.
Un odore roseo
spirava dalle sue labbra ed erano belli i suoi piedi nei sandali, e le gambe
erano come colonne e come colonne le pieghe dei suoi fianchi, opera di mano
d'artista.
Ed era bello il suo
collo tra le perle e le sue guance tra i pendenti, come sei bella mia amata,
come sei bella, i tuoi occhi sono colombe (dicevo) e fammi vedere la tua
faccia, fammi sentire la tua voce, ché la tua voce è armoniosa e la tua faccia
incantevole, mi hai reso folle di amore sorella mia, mi hai reso folle con una
tua occhiata, con un solo monile del tuo collo.
Fontana da giardino,
nardo e zafferano, cannella e cinnamomo, mirra e aloe, io mangiavo il mio favo
e il mio miele, bevevo il mio vino e il mio latte, chi era, chi era mai costei
che si levava come l'aurora, bella come la luna, fulgida come il sole,
terribile come schiere vessillifere?