Con
questo non si vuol dire che siamo contro il merito. Siamo semmai contro il
merito senza responsabilità. Già la questione della differenziazione, tra l’altro,
ci aiuta a vedere la questione del merito in un’altra prospettiva.
Il
merito si collega alla competenza. Una persona competente è una persona
meritevole e la sua competenza deve essere riconosciuta dalla società. Il
punto, però, è che il merito, nella scuola, non viene collegato alla
responsabilità e alla competenza: il merito, quando va bene (ma non è
scontato), è riconosciuto solo dal voto e dalle gratificazioni dei docenti. Chi
ha dei talenti, chi possiede delle competenze in un settore può essere premiato,
ma la cosa più importante non è questo, quanto piuttosto fare in modo che la
società gli dia la possibilità di mettere al servizio i suoi doni. Il merito
comporta la possibilità che quel soggetto eserciti responsabilità, sappia
cogliere ciò che possiede, possa svilupparsi e mettersi a disposizione.
Allora
ci domandiamo: “In che modo gli alunni che eccellono in qualche settore, in
certe discipline, possono mettere a disposizione degli altri – i propri
compagni, i docenti, la comunità – le proprie competenze?” Quali occasioni dà
la scuola perché un alunno bravo non “metta la lampada sotto il moggio”? Il
merito senza la responsabilità, dobbiamo ricordarlo, ci conduce a una società
individualistica e alla perdita delle possibilità di progresso.
Marco Orsi,
Ti do una nota, “Difficoltà di
apprendimento”, (18/2, Trento, 2012), p. 172)