Non
stanchiamoci di ripeterlo: la sofferenza non fa crescere, è invece ciò che ne
facciamo che può far crescere la persona. Non c’è alcun bisogno di soffrire per
svilupparsi, né alcun bisogno di conoscere l’isolamento per apprezzare la
presenza dell’altro.
Non
vi è nulla di peggio di una sofferenza gratuita. Mentre la giovane madre
dimentica tranquillamente i dolori del parto e il trofeo del vincitore fa
sparire indolenzimenti ed ematomi, le sofferenze gratuite e sterili non
scompaiono mai. Ci spodestano, ci privano a poco a poco della libertà. Così, di
fronte allo scandalo e soprattutto all’assurdità di ciò che provoca dolore, gli
antichi esortano a fare di tutto per rendere fruttuoso il momento della
sofferenza. La sofferenza apre gli occhi, aiuta a vedere le cose che altrimenti
non avremmo colto.
Alexandre
Jollien, Il mestiere di uomo, Edizioni Qiqaion, Magnano (BI) 2003, p. 42-43