Foto Intestazione di Alberto Gianfranco Baccelli

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Non insegnate ai bambini, ma coltivate voi stessi il cuore e la mente, stategli sempre vicini, date fiducia all'amore, il resto è niente - Giorgio Gaber

martedì 8 maggio 2012

PROGETTO FELICITA' - Scuola Ebraica di Torino


TAL BEN SHAHAR dell’Università di Herzlia (Israele) scrive: una delle barriere più comuni alla felicità è la falsa attesa che qualcosa – un libro o un professore, una principessa o un cavaliere, un complimento, un premio, o una rivelazione – possa portarci eterna gioia. Tutte queste cose possono contribuire al nostro benessere, ma formano solo una piccola parte del mosaico di una vita felice.
La favola della felicità – la convinzione che qualcosa ci farà essere felici per sempre – porta inevitabilmente alla delusione. Una vita felice raramente è dettata da qualche straordinario cambiamento; piuttosto prende forma esperienza dopo esperienza, momento dopo momento, perché la vita è il giorno per giorno, l’ordinario, i dettagli del mosaico. Viviamo una vita felice quando otteniamo piacere e significato, quando passiamo del tempo con le persone che amiamo, impariamo qualcosa di nuovo, o ancora, ci impegniamo in un progetto sul lavoro. Più i nostri giorni sono pieni di queste esperienze, più felici diventeremo.

I presupposti del progetto
La felicità sta nell’attesa di un qualcosa che mai arriverà. I luoghi comuni paiono convergere in un’unica direzione: la felicità, quella chimera sfuggente che tutti noi inseguiamo, sembra molto difficile da raggiungere e, in ogni modo, è troppo breve per essere assaporata.
Non è così secondo alcuni psicologi di ultima generazione e secondo noi insegnanti delle tre classi della scuola secondaria di primo grado Emanuele Artom di Torino: la felicità può durare tutta la vita, basta impararla e farla diventare materia di studio, fondata sui principi della psicologia positiva.
E’ quello che ci siamo riproposti di fare quest’anno con le nostre classi, pensando e mettendo in pratica un percorso multidisciplinare, che portasse i ragazzi a riflettere e discutere su cosa è la felicità, ma soprattutto a scoprire le potenzialità nascoste in ognuno per svilupparle e metterle in relazione con il benessere e la qualità della vita.
E’ un approccio opposto a quello della psicologia tradizionale e della gran parte del mondo della scuola che tendono ad analizzare deficit e mancanze, anziché sottolineare e valorizzare i punti di forza. Si tratta di capovolgere la prospettiva: abbiamo scelto di privilegiare gli interventi finalizzati alla valorizzazione delle abilità e delle risorse degli allievi, e non limitarci alla riduzione o compensazione delle loro limitazioni.
La strada intrapresa consiste nel lavorare su autostima, empatia, amicizia, ottimismo, ma anche creatività, e senso dell’umorismo.


Vai al Progetto Felicità (Simchà) della Scuola Ebraica di Torino 
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