Foto Intestazione di Alberto Gianfranco Baccelli

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lunedì 9 gennaio 2012

IL VIAGGIO E' STATO ABOLITO - Franco Ferrarotti


A ben guardare, oggi non si viaggia più. Si viene, alla lettera, catapultati da un luogo all’altro, più precisamente da un aeroporto all’altro. Già il viaggio per nave, all’epoca in cui erano ancora attivi i grandi transatlantici – il mitico Rex, lo sfortunato Andrea Doria, la Queen Mary – il viaggio fra un porto e l’altro era relativamente breve. Ma il viaggiatore aveva a disposizione almeno una settimana, se non quindici giorni o un mese, per acclimatarsi e assorbire fisiologicamente il variare del fuso orario, i cambiamenti climatici, il colore, la qualità del vivere quotidiano. Partendo, per esempio, con il Lloyd Triestino, da Napoli alla volta di Bombay, si toccavano e ci si fermava anche per qualche giorno, i porti di Porto Said, Suez, Gibuti, Karachi e infine Bombay, la “porta dell’India”. Quando il viaggiatore scendeva a Bombay all’albergo Taj-Mahal aveva già respirato l’aria della nuova terra, si era un poco familiarizzato con la linea piatta della costa, poteva dire di essere già iniziato ai misteri dell’India.
Ora, in una manciata di ore si è scaraventati da un punto all’altro del globo. Il viaggio è stato abolito. Esistono solo il punto di partenza e il punto di arrivo. Il tempo come sequenza segmentata di unità discrete, separate l’una dall’altra e perfettamente conteggiabili, che definisce il tempo della società industriale, ha travalicato i cancelli della fabbrica, ha investito la società nel suo complesso, ha quasi completamente espunto e fatto dimenticare il tempo come qualità vissuta, esperienza individuale, il tempo come durata. La durata è stata ridotta, contratta, annullata. Da un luogo all’altro, da una città all’altra, da un continente all’altro.
Tutto questo è presentato come una conquista, un privilegio concesso dalla tecnologia più raffinata. Ma intanto la traversata, il tragitto, i giorni e le notti dello spazio intermedio, la fatica e l’attesa, il momento sorprendente dell’arrivo dopo i sacrifici sono stati aboliti, ridotti al dormiveglia di una notte in aereo. Si viene trasportati, ma il viaggio come impresa umana non c’è più.
Franco Ferrarotti, Partire, tornare. Viaggiatori e pellegrini alla fine del millennio, Donzelli, Roma 1999, p. 87-89
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