Foto Intestazione di Alberto Gianfranco Baccelli

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Non insegnate ai bambini, ma coltivate voi stessi il cuore e la mente, stategli sempre vicini, date fiducia all'amore, il resto è niente - Giorgio Gaber

martedì 15 novembre 2011

MACCHINE SEMPRE PIU' VELOCI - Tiziano Terzani

Agli inizi degli anni Trenta un avventuroso inglese di nome Paul Brunton fece un lungo viaggio in India sulle tracce della sua sapienza che lui vedeva minacciata dall'irresistibile avanzare della mentalità occidentale. Uno dei bei personaggi che Brunton incontra è un vecchio yogi che nel corso della conversazione gli dice: «Solo quando i sapienti occidentali rinunceranno a inventare macchine che corrono più svelte di quelle che già avete e cominceranno invece a guardare dentro di sé, la vostra razza scoprirà un po' di vera felicità. Lei non crederà che il poter viaggiare sempre più velocemente renda la vostra gente più felice?»
Sono passati più di settant'anni. Molti indiani son capaci ancora oggi di porci quella stessa domanda. Ma noi ce la siamo mai posta?
Pare proprio di no, visto che il correre sempre più velocemente è diventato il nostro modo di essere. Tutto è ormai una corsa. Si vive senza più fare attenzione alla vita. Si dorme e non si fa caso a quel che si sogna. Si guarda solo la sveglia. Siamo interessati solo al tempo che passa, a farlo passare, rimandando al poi quel che si vorrebbe davvero. Sul «poi», non sull'«ora», si concentra l'attenzione. Nelle città in particolare la vita passa senza un solo momento di riflessione, senza un solo momento di quiete che bilanci la continua corsa al fare. Ormai nessuno ha più tempo per nulla. Neppure di meravigliarsi, di inorridirsi, di commuoversi, di innamorarsi, di stare con se stessi. Le scuse per non fermarsi a chiederci se questo correre ci fa più felici sono migliaia e, se non ci sono, siamo bravissimi a inventarle.
Tiziano Terzani, Un altro giro di giostra, p. 161
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