Foto Intestazione di Alberto Gianfranco Baccelli

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Non insegnate ai bambini, ma coltivate voi stessi il cuore e la mente, stategli sempre vicini, date fiducia all'amore, il resto è niente - Giorgio Gaber

domenica 17 aprile 2011

DEL MARE E DEL VENTO, ovvero RIFLESSIONI DI UN GIOVANE MOZZO



Ogni imbarcazione, grande o piccola che sia, da carico o da crociera, imponente veliero o fragile guscio di noce, necessita sempre e comunque di un comandante capace di condurla verso la meta prescelta, scegliendo la rotta più idonea.
La convivenza forzata all'interno di un ambiente ristretto, a contatto con compagni che quasi mai ci è dato di scegliere, rende la navigazione particolarmente complessa, soprattutto quando le condizioni del mare sono pessime, le onde sembrano avere la meglio su tutto e l'orizzonte appare come un muro d'acqua agitato e confuso.
Questi frangenti burrascosi, tuttavia, consentono al comandante di testare il reale valore del proprio equipaggio: è nelle difficoltà che meglio si manifestano le fragilità e le potenzialità di ciascun uomo, grande ammiraglio o semplice mozzo che sia.
L'equipaggio migliore con il mare calmo e il vento in poppa non è detto che lo sarà anche con il mare agitato e il vento contrario: questo, ogni comandante lo sa bene, ma non sempre gli è consentito di scegliere i propri uomini.
Più spesso è la compagnia di navigazione che forma gli equipaggi, e al comandante non resta che organizzarsi al meglio per la traversata, coordinando sapientemente le risorse umane e materiali che gli vengono messe a disposizione. Non tutto, però, dipende dalle scelte e dalle capacità previsionali del comandante: il mare, infatti, non ha padroni.
Per quanto correttamente sia stata tracciata la rotta, siano stati addestrati e motivati adeguatamente i membri dell'equipaggio, sia stato organizzato ogni minimo dettaglio, gli imprevisti sono sempre in agguato. Un errore di calcolo o la cattiva sorte possono portarci dritti nell'occhio del ciclone, facendo vorticare pericolosamente la nostra imbarcazione e dando all'equipaggio l'impressione di essere in balia del vento e delle correnti.
Un antico detto marinaro recita così:
"Non è il vento, ma l'assetto delle vostre vele a stabilire la rotta che volete seguire"
Non resta che cercare di tradurre nella pratica questa saggia indicazione: non permettiamo al vento di condurci dove vuole, ma regoliamo le nostre vele in modo tale da mantenere la rotta da noi stabilita.
E se, in un momento di confusione, qualcuno fosse caduto in mare?
Qualunque profondità ha un limite: una volta raggiunto il fondo non resta che puntare i piedi con decisione e darsi una vigorosa spinta verso l'alto. Prima o poi si tornerà a galla!


Lettera di un nostro docente

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